DRM? Nessuno ammesso

I DRM sono strumenti digitali poco conosciuti che rappresentano un enorme rischio per la nostra libertà.

È una giornata normale: ti svegli presto, bevi un caffè e mangi qualche biscotto, leggi le notizie e fai tutte le cose che fai di solito nella tua vita. Durante la giornata decidi di leggere un libro che hai comprato. Ora, immagina che, mentre leggi il libro, qualcuno ti stia guardando. Immagina che una persona che non conosci, sia vicino a te e che sappia quale pagina e quale riga del libro stai leggendo e all’improvviso decida di far sparire il tuo libro.

È spaventoso? Sembra fantascienza? Bene, questo succede ogni giorno a milioni di persone.

Se oggi siamo molto più consapevoli dei rischi che corriamo navigando in rete, usando alcune applicazione o certi dispositivi digitali, ignoriamo altri elementi che rappresentano grandi rischi per la libertà e la privacy degli utenti. In particolare un tipo di tecnologia di cui ancora si parla poco è il DRM.

DRM sono tre lettere che abbreviano le parole “Digital Rights Management (gestione dei diritti digitali)”, ma come suggerisce la Free Software Foundation (FSF) sarebbe più corretto dire che le tre lettere stiano per “Digital Restrictions Management (gestione delle restrizioni digitali)”. I DRM sono tecnologie di controllo che restringono l’uso che un utente può fare di un prodotto digitale come, per esempio, una canzone, un film o un ebook. Attraverso i DRM è possibile per un distributore tracciare, limitare e controllare l’utilizzo di un media. Scendendo più nel tecnico, i DRM sono meta dati che vengono inseriti nei file, quindi visibili solo con determinati software, e che attraverso la cifratura consentono una riproduzione limitata e controllata del file in questione. Per capire nel concreto che cosa sono i DRM è opportuno fare alcuni esempi pratici.

Esempi di DRM

L’esempio più classico che viene riportato quando si parla di DRM è la cancellazione da parte di Amazon di tutte le copie del libro 1984 di George Orwell acquistate sui dispositivi Kindle. Consigliamo di leggere gli articoli dell’epoca per capire esattamente cos’era successo in quel frangente.

In questo articolo raccontiamo invece un aneddoto più recente. Il 2 aprile 2019 Microsoft decise di rimuovere i libri venduti all’interno del Microsoft Store, in quanto non più interessata ad offrire quel tipo di servizio. Gli utenti furono avvisati e, a giugno 2019, tutti gli ebook acquistati attraverso lo store di Microsoft scomparvero. Esatto, le persone videro i propri libri regolarmente acquistati scomparire. In cambio gli utenti sono stati rimborsati del denaro speso. Di fatto fu come se, dopo aver acquistato un libro in “carne ed ossa” in una libreria, qualcuno venisse a casa nostra e se lo riprendesse, lo mettesse in una pila con altri milioni di libri e li bruciasse. Com’è stato possibile per Microsoft eliminare tutti questi libri dagli store degli utenti in pochi istanti? La risposta è DRM.

Due grandi problemi

Questo esempio ci insegna due cose importanti. Prima di tutto che i DRM permettono di controllare i nostri prodotti. È anche attraverso i DRM che aziende come Amazon, Microsoft, Apple o Netflix possono in qualunque momento sapere cosa stiamo guardando, a che minuto siamo del nostro film preferito, che pagina stiamo leggendo e far scomparire il nostro prodotto regolarmente acquistato. La seconda cosa che emerge da questa storia è il fatto che, se un prodotto è protetto da DRM, le persone non possiedono mai veramente quel prodotto. La domanda è: perché comprare qualcosa nel mondo digitale dovrebbe essere diverso da fare la stessa cosa nel mondo reale?

L’esempio di Microsoft mostra solo una delle tante facce dei DRM. Come si è ormai capito i DRM non sono presenti solo negli ebook. Li troviamo nella musica digitale, nello streaming, nei videogiochi, nelle applicazioni. Il DRM è la tecnologia che non permette di prestare o rivendere un videogioco acquistato su Steam; è ciò che non permette di estrarre i brani musicali da un CD per poterli ascoltare comodamente sul proprio PC; è ciò che permette a Netflix di tracciare le abitudini dei suoi utenti. La lista potrebbe continuare. Per leggere altri esempi consigliamo di visitare questa pagina.

Perché vengono usati?

Come abbiamo già detto i DRM esistono e vengono usati per controllare gli utenti e limitare gli innumerevoli usi resi possibili dalle moderne tecnologie.

Ovviamente se si chiedesse al dirigente di una grossa compagnia a che cosa servono i DRM, questo risponderebbe in modo differente. In particolare, la scusa che viene spesso trovata è il fatto che questi strumenti servono per prevenire la violazione del copyright. In realtà i DRM non fanno questo. Prima di tutto bisogna considerare che il copyright protegge dalla distribuzione non autorizzata di un determinato prodotto, mentre il DRM limita il modo attraverso cui si accede a un media digitale e l’uso che ne possiamo fare. Quindi le compagnie coi DRM possono fare molto di più di quello che è consentito loro fare grazie al diritto d’autore.

Un secondo aspetto da considerare è il fatto che se veramente i DRM dovessero prevenire la distribuzione illegale di prodotti protetti da copyright, tali prodotti verrebbero distribuiti solo attraverso canali in cui non sia possibile aggirare i DRM. Nella pratica i file sono distribuiti attraverso diversi canali e in alcuni casi “rompere” i DRM è molto facile.

In sostanza, prevenire l’infrazione del copyright utilizzando il DRM è un effetto collaterale di un’imposizione ben maggiore. Sarebbe come dire: per poter prevenire i furti d’auto è necessario ammanettare i cittadini.

Chi sono i principali antagonisti

Ci sono tante compagnie che includono i DRM nei loro prodotti digitali. Gli antagonisti principali che devo essere menzionati sono sicuramente: Amazon, Microsoft, Apple, Google, Sony, Motion Picture Association of America, Recording Industry Association of America, Spotify e Netflix.

Riguardo Netflix in particolare è da segnalare il ruolo che la compagnia ha avuto negli ultimi anni nel diffondere i DRM nel web. Infatti, Netflix fece molta pressione sul World Wide Web Consortium (W3C) affinché l’Encrypted Media Extensions (EME) diventasse uno standard nel Web.

Facciamo un passo indietro. Il W3C è un'organizzazione fondata nel 1994 da Tim Berners-Lee (il creatore del del Web) e uno dei suoi compiti è "stabilire standard tecnici per il World Wide Web inerenti sia i linguaggi di markup che i protocolli di comunicazione" (Wikipedia). EME invece è una specifica che permette ai browser web di riprodurre video protetti da DRM. 

A luglio 2017 l’organizzazione di Tim Berners-Lee ha acconsentito a rendere EME e quindi i DRM uno standard nel Web. Dunque anche W3C, nonostante il lavoro importante che porta avanti, va considerato un antagonista importante nella lotta contro i DRM.

Cosa dice la legge a riguardo

La legge che per prima si espresse in favore dei DRM è stato il Digital Millennium Copyright Act (DMCA), entrato in vigore negli Stati Uniti nel 1998. In particolare, la sezione 1201 vieta l’utilizzo e la creazione di tecnologie in grado di disabilitare gli strumenti di “protezione” delle opere protette da copyright. Il DMCA legalizza quindi l’uso dei DRM e vieta la loro eventuale rottura. Si tratta di una legge schierata dalla parte delle grandi compagnie contro i piccoli utenti.

Il DMCA ha costituito la base per altre leggi ad esso ispirate. Non è un caso infatti che l’Information Society Directive del 2001 riprenda alcuni aspetti dell’atto statunitense e li applichi in territorio europeo. Nella direttiva si può leggere che

“Lo sviluppo tecnologico consentirà ai titolari dei diritti di far ricorso a misure tecnologiche per impedire o limitare atti non autorizzati dal titolare del diritto d’autore, dei diritti connessi o del diritto sui generis sulle banche dati. Esiste tuttavia il rischio di attività illegali intese a rendere possibile o a facilitare l’elusione della protezione tecnica offerta da tali misure. […] è necessario prevedere una protezione giuridica armonizzata contro l’elusione di efficaci misure tecnologiche e contro la fornitura di dispositivi e prodotti o servizi a tal fine.”

Sono in molti oggi a protestare contro la realtà legislativa e a chiedere leggi più chiari e che non si schierino a favore di strumenti limitativi.

Una guerra aperta

Fortunatamente ci sono delle associazioni che hanno iniziato da anni una guerra contro i DRM e le imprese che ne fanno uso. Prima di tutto bisogna citare la Free Software Foundation, storicamente schierata in prima linea. Richard Stallman iniziò ad informare le persone già dagli anni ’90 e nel 1997 scrisse un racconto fantascientifico chiamato Il diritto a leggere per parlare dei rischi legati ai DRM. Nel 2006 la FSF ha inoltre creato il sito Defective By Design con lo scopo di informare, organizzare e dare una direzione alle proteste contro i DRM. In particolare, la FSF organizza ogni anno il giorno internazionale contro i DRM, offre una guida per vivere liberi da essi, promuove campagne e offre continue risorse.

Altre organizzazioni che lottano ogni giorno contro questi strumenti di controllo sono la Electronic Frontier Foundation, Creative Commons, Framasoft, la Document Foundation e molte altre.

Oltre a loro vanno aggiunti tutti gli editori, le etichette discografiche o i canali di distribuzione che si rifiutano di interire i DRM nei loro prodotti, rispettando così la libertà delle persone.

Cosa si può fare

Se vogliamo vivere in un mondo libero dai DRM, dobbiamo agire subito. Ci sono molte cose che ognuno di noi può fare. La prima e più importante è evitare di utilizzare servizi che promuovono la diffusione di prodotti protetti da DRM. Questo deve essere fatto sia come consumatori che come produttori: un editore o un produttore musicale, per esempio, dovrebbero scegliere di non includere DRM nei loro prodotti e di distribuirli tramite canali che scoraggiano l’uso di sistemi di sorveglianza. Un ottimo punto di partenza può essere la già citata guida per vivere liberi dai DRM.

Un secondo aspetto importante è cercare di essere sempre informati e informare a nostra volta gli altri. Un’ottima fonte di informazioni da cui partire è sicuramente il blog della campagna Defective By Design della FSF. In particolare, consigliamo la lettura della breve storia dei DRM e della lotta contro di essi scritta da Leonardo Vignini, autore di libreadvice.org, durante un tirocinio presso la FSF.

Infine, ognuno di noi può decidere di sostenere direttamente le organizzazioni che ogni giorno sono attive in questa guerra, facendo una donazione o diventando volontari.

È una guerra difficile. Contro di noi ci sono le più potenti compagnie mondiali, ma insieme possiamo vincere.

Riferimenti

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